Pablo, giochi allo specchio

zanotta_news-from-design_specchio_foto_1

Design by Gabriele Rosa

Il punto di partenza è stato ragionare sull'uomo contemporaneo e sulla sua complessa e schizofrenica personalità». Così il giovane designer Gabriele Rosa introduce l’avvio dell’iter del progetto di Pablo, lo specchio entrato nel catalogo Zanotta 2008. Le possibilità estetiche e artistiche di un prodotto industriale semplice e funzionale, come può essere uno specchio, sono oggi illimitate. E non solo per forma e stile, ma anche per tecnologia applicata. Qui si è partiti dal disegno del progettista per arrivare a una rielaborazione tecnica dove la forma era vincolata alla qualità e alla funzionalità dell’oggetto. Appariva come una serie di specchi che potevano essere appesi in modo libero e a diverse altezze, accostati più o meno regolarmente in parete. Una sorta di collage riflettente. Per produrlo industrialmente e renderlo efficace sul piano dell’utilizzo pratico, però, si è reso necessario un restyling col designer, che non stravolgesse l’idea iniziale e la resa ornamentale. Come conferma il progettista: «Sono partito da un modello tridimensionale al computer, renderizzato e inviato a Zanotta. Il progetto è piaciuto subito, ma per arrivare dalla mia idea al prodotto finale sono state necessarie diverse modifiche… Mi interessava tradurre attraverso il progetto quel sentimento di instabilità e frammentazione che sempre più persone, specie della mia età, si trovano consapevolmente a vivere. Ho pensato a uno specchio. Per prima cosa ho provato a prenderne uno e a suddividerlo in riquadri, poi ho capito che era necessario un insieme più articolato, in cui venissero utilizzati più specchi allo stesso tempo. Da ciò è nata un’ “aggregazione”, un insieme di elementi disposti in modo casuale che potevano conservare una loro indipendenza. Quello che avevo in mente ricordava una tecnica usata in fotografia per comporre grandi immagini in collage di tante piccole foto. In particolare avevo come riferimento David Hockney. Oltre a questo, alla formazione del disegno ha contribuito la mia passione per l’estetica decostruttivista, la cosiddetta “Modernità liquida”: complessa, frammentata, dinamica. Era quello che volevo: elementi di dimensioni diverse, sovrapposti su più livelli in modo apparentemente disordinato». Il primo progetto prevedeva che ogni specchio avesse una cornice in legno e che fosse sospeso a soffitto con un sottile cavo. «I cavi previsti in origine rendevano il prodotto troppo instabile e si è preferito eliminare le cornici che potevano essere evitate grazie a un taglio laser dei cristalli», osserva Rosa. Inoltre gli specchi così appesi, accostati tra loro, tendevano a ruotare e ad assumere allineamenti irregolari. Ma l’idea continuava a piacere a Zanotta, che ha proseguito la messa a punto, provando a incollare gli specchi con un disegno fedele alla disposizione originale. È poi emersa l’idea di verniciare il retro di ogni specchio con un colore brillante. A quel punto sono bastate alcune prove di equilibrio e il Pablo ha preso forma. Ripercorrendo a ritroso le tappe, il designer ricorda: «Se provo dare una definizione sintetica del progetto-Pablo, mi viene in mente la prima riga del celebre romanzo di Julio Cortàzar intitolato “Il gioco del mondo”. Così come l’autore scrive: “A modo suo questo libro è molti libri”, così a me piace presentare Pablo dicendo: “questo specchio è molti specchi”».