Personalità poliedrica della Torino anni ’50, Mollino è ricordato come architetto, artista, designer, fotografo. Ma anche come appassionato di auto, aerei e sport invernali, tutte caratteristiche ben presenti nella sua cifra creativa: nelle curve sinuose delle strutture in legno che sorreggono i suoi tavoli c’è la traccia delle piste innevate e di quelle dove scatenava i bolidi in corsa, nei giunti metallici che tengono insieme gli oggetti di design c’è la memoria delle opere d’ingegneria aeronautica. Le sue architetture alpine hanno strutture che svettano verso il cielo.
Zanotta ha contribuito in modo significativo alla riscoperta delle opere di Carlo Mollino, grazie allo sguardo attento del fondatore Aurelio. Sono messi in produzione, a partire dal 1982, svariati pezzi disegnati tra gli anni ’40 e ’50, la maggior parte ancora in catalogo: la sedia Fenis che Mollino ideò per la Facoltà d’Architettura di Torino (impiegata anche negli interni di Casa Provera), un re-design colto delle sedute valdostane; lo specchio Milo (progettato per Casa Miller) che riproduce la silhouette della famosa Venere; la testiera a specchio Erodia, studiata per Casa Devalle; il comodino Carlino, primo pezzo disegnato da Mollino nel 1933; il tavolo Reale, entrato nelle cronache mondiali per una vendita record all’asta di Sotheby’s 2005 (battuto a oltre 3 milioni e mezzo di dollari); le poltrone Ardea e Gilda, che riprendono lo stile eclettico dell’autore; il tavolino Arabesco, che ebbe alcune versioni “libere” per il negozio Singer e poi per Casa Orengo, prima di essere realizzato da Zanotta con l’attuale equilibrio di sagome curvate in multistrato di rovere e cristallo. E un pezzo ancora assai richiesto dal mercato internazionale: la scrivania Cavour, dalle linee slanciate e sapienti. E’ forse nel Reale (che prende il nome dalle Assicurazioni, per cui fu disegnato), che si trovano però riunite armoniosamente le qualità plastiche e sperimentali di Mollino: l’organico e l’ingegneristico si fondono con un’eleganza senza tempo, con il gusto puro della sfida.
L’architetto “autentico” (come amava definirsi) diventa, grazie a uno stile del tutto personale, il simbolo di un’epoca dove il Modernismo incontra il Surrealismo.
(nota: il prodotto Erodia citato nell'articolo non è più in produzione)
