Lo Studio delle meraviglie

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Visita a uno spazio magico, lo Studio-Museo di Achille Castiglioni, dove sono archiviati e tenuti in vita segni straordinari del design italiano

Piazza Castello 27, nel cuore della Milano ottocentesca: qui c’è il monumentale palazzo dove ha sede lo Studio di Achille Castiglioni, oggi anche Museo entrato a far parte dei “giacimenti” del design internazionale. E che, grazie al contributo della Triennale, è aperto al pubblico per visite guidate (www.fondazioneachillecastiglioni.it e www.triennale.it).
Cinque stanze stracolme di schizzi, manifesti, disegni, oggetti, libri, prototipi, riviste a cui lavorano instancabilmente la signora Irma Castiglioni, la figlia Giovanna e due delle storiche assistenti di studio. Per completare il lungo e prezioso lavoro di sistemazione di un archivio che raccoglie oltre mezzo secolo di progetti. Al loro fianco, il team della Collezione permanente della Triennale, gli amici e colleghi di Achille, le aziende per cui l’infaticabile architetto designer ha lavorato negli anni.
In questo studio Achille Castiglioni (1918-2002) ha prodotto i disegni degli allestimenti, dei mobili e degli oggetti che hanno dato forma a un’epoca e agli interni di molti di noi. Sperimentando con geniale ironia sul prodotto industriale le sue intuizioni e le sue trovate, insieme ai fratelli Livio (1911-1979) e Pier Giacomo (1913-1968).
Un patrimonio che viene quotidianamente illustrato per filo e per segno ai visitatori, con particolari e aneddoti ricchi dell’energia e dell’estro creativo che hanno dato vita a icone del design contemporaneo. Molte a marchio Zanotta: il tavolino Basello che poi Castiglioni svilupperà nella libreria Joy, lo sgabello Mezzadro ricavato “à la Marcel Duchamp” dal sedile di un trattore, l’equilibrista Sella con una sola gamba e un sellino da bicicletta. Qua e là spuntano lampadari, radiofonografi, posate… «Lo vede quel sedile a inginocchiatoio? Achille lo ha disegnato per me, sempre accucciata sulle ginocchia mentre sedevo alla scrivania. E la lampada col “cappuccio”, anche lei è nata da un’esigenza pratica legata alle nostre vite: ho sempre amato leggere fino a notte fonda, mentre Achille voleva dormire, svegliarsi presto e andare nel suo amato studio…». La signora Irma indica, mentre racconta, il sedile in cuoio naturale Primate, che Zanotta produce dal 1970 e la lampada Gibigiana della Flos. Nella stanza attigua stanno le tracce della memoria di questi meravigliosi oggetti: un’imbragatura parastinchi da hockey, dalle nervature in cuoio, su cui Castiglioni ha modellato il Primate. E le centinaia di vasi, cilindri, provette di vetro a cui si ispirava per disegnare i corpi illuminanti. Per non parlare delle forme da dolce in rame, porcellana, ghisa e delle mille brugole e lime e tubi in ferro. I “faldoni” numerati pieni di appunti e schizzi e l’alta vetrina con la collezione “dadaista” di anonimi, amatissimi objects trouvé raccolti in giro per il mondo e tenuti per la didattica (oltre 20 anni tra il Politecnico di Torino e quello di Milano). Il Maestro si divertiva, eccome, in questo mix di fucina da alchimista, bottega artigiana, laboratorio di ricerca.
Questo e molto altro ancora è lo Studio-Museo di Achille Castiglioni. Un’atmosfera, un mondo, un archivio che non avrebbero senso trasferiti altrove. «Ecco perché è fondamentale che lo spazio continui a vivere e a generare idee, incontri e scambi», auspica la signora Irma. Il potenziale creativo e l’atmosfera stimolante di questi spazi, di queste librerie e scrivanie e tecnigrafi pieni zeppi di lavori e testimonianze possono essere molto utili a chi studia, disegna, progetta, scrive. Ricordo con piacere la tavola rotonda sulle “analogie” che la rivista Domus organizzò qui due anni fa. Dodici uomini e donne del design mondiale seduti per ore intorno al grande tavolo da lavoro di Achille (il Bramante di Zanotta, disegnato col fratello Pier Giacomo nel lontano 1950 e illuminato dalla maxi sospensione da teatro del padre scultore). Da lì sono scaturite quel giorno idee e suggestioni molto interessanti, che non mancheranno di generare altre contaminazioni…». Per continuare a mettere in relazione progetto, ricerca e avanguardia. «E furore, amicizia, scambio culturale. Tutte cose che accomunavano Achille e Aurelio Zanotta. E senza le quali, per esempio, né Sella, né Mezzadro, né Joy sarebbero mai nati». E neppure la forza e la passione trasmessi a tanti giovani, aspiranti designer, grafici, architetti, artisti. 


(articolo tratto dal magazine online Zanotta Happenings, 2008)


(il prodotto Bramante citato nell'articolo non è più in produzione)